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Archive for the ‘Periferia d’Europa’ Category

Il Segretario del Presidente

luglio 2, 2011 Commenti disabilitati

Guardate un po’ al minuto 2:08 di questo video: il Segretario del Presidente…

 

Succede a Bucarest

giugno 23, 2011 1 commento

A Bucarest fa caldo, in casa senza aria condizionata ci si squaglia già alle sette del mattino. L’estate è ormai arrivata prepotente sul cemento dei viali cittadini, e si trova rifugio solo nel verde dei parchi o nella pioggia che precisa arriva nel fine settimana. Non riesco a scrivere con costanza sul blog, ma non è il caldo. Ci sono alcune perle di attualità che però non voglio far passare invano, ed eccomi qui dunque a scriverne in questa mattina di città. Oggi vi narro di quella volta in cui una coppia di amici dovette chiamare la polizia perché durante la notte dei ladri avevano rapinato la loro azienda (al pian terreno di un condominio). Risultato? Ovviamente nessuno pensava di poter mai recuperare il maltolto, ma sentirsi dire dalla polizia che rischiavano di dover pagare una multa di seimila Ron, circa millecinquecento euri, per non aver installato un sistema d’allarme in ufficio, qualche dubbio su come giri il mondo te lo fa venire. Ma poi Rino Gaetano cantava ad esempio a me piace il sud

Mia nonna una volta era cinese

aprile 28, 2011 3 commenti

Il sud est asiatico significa che prima o poi il contatto con la Cina inizia a diventare evidente. E non sto parlando di simpatiche e distinte signore che in albergo ti avvisano di aver terminato la colazione con rutti memorabili. E nemmeno del fatto che i turisti cinesi si riconoscano dai decibel.

Ho scoperto ieri che l’espressione usata in cinese mandarino per chiedere ‘come stai?’, se tradotta letteralmente sarebbe ‘hai mangiato?’. Questo, oltre a essere prova di come il cibo, e tutto quello che ruota attorno a esso, siano un perno della societ’ cinese, prova anche in maniera intrinseca che la mia nonna deve essere stata cinese in una qualche vita passata. No, non sto dicendo che la mia nonna rutti a fine pasto, e nemmeno che urli invece di parlare (anche se con l’eta’ devo dire che il tono di voce si e’ alzato). Il punto e’ che sin da quando ero ragazzino, me la ricordo sempre a chiedere ‘hai mangiato?’, ‘hai fame?’, ‘e mangia bello della nonna’, ‘vuoi un altro po’? (questo al terzo piatto di pasta).

Sono giunto alla conclusione che tutte queste domande siano prova intrinseca del fatto che la mia nonna debba avere qualcosa a che fare con la Cina. Lei e’ una persona molto educata, che non solo chiede sempre come sto, ma mi chiede anche se ho mangiato. Prova dunque di una commistione culturale interessante.

E le vostre nonne? Anche loro ossessionate dal cibo, e dal timore che i loro nipoti all’estero non mangino il giusto solo perche’ non e’ possibile rifilargli chili di grana padano, prosciutto crudo, conserva fatta in casa, pasta voiello e pomodorini secchi sott’olio?

Singlish

aprile 26, 2011 Commenti disabilitati

Chi ci prende con il legame fra il titolo del post e la foto, vince un anno di aggiornamenti gratuiti al mio blog 🙂

Gli incentivi fiscali che non incentivano

dicembre 28, 2010 Commenti disabilitati

Archiviati i panettoni, torno a informarmi sul mondo a poche ore dalla mia partenza per una breve pausa di capodanno. Domani mattina alle 2 uscirò di casa diretto all’aereoporto, destinazione Polonia. Ingannando l’attesa ho deciso di approfondire una notizia dell’ultimo minuto arrivata prima di natale: l’Atto 2212 del Senato della Repubblica Italiana, ovvero Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia.
E’ vero che a pensar male non si fa peccato, ma devo ammettere che per un momento ho creduto potesse essere una legge buona, un’azione parlamentare bipartisan che provasse a mettere da parte i soliti litigi politici per il bene comune: la politica che torna a farsi politica, il Senato che si adopera per la res pubblica.

Ovviamente l’idillio è durato ben poco, il tempo di andare oltre la rapida soddisfazione di una politica che “funziona” e aprire il sito del Senato alla pagina degli ultimi atti approvati. Non sto pensando di tornare in Italia, ma la semplice idea di poterlo fare mi rallegrerebbe molto; sarebbe come avere una bottiglia di vino in casa per gli ospiti anche quando non stai aspettando nessuno, sai che è lì per ogni evenienza. Nello stesso modo, una buona legge per incentivare i giovani a tornare in patria è qualcosa di cui non sento il bisogno in questo momento, ma sapere che c’è mi avrebbe fatto piacere. Mi avrebbe fatto pensare che ogni tanto la politica può fare qualcosa di buono. Senza citare il fatto che la legge avrebbe fatto piacere alla mia mamma, sempre speranzosa di vedermi tornare al focolare.

Non sono un giurista, e bisogna aspettare i decreti attuativi per vedere cosa accade alla legge nel dettaglio. Se qualcuno vuole aiutarmi a comprendere la legge fino in fondo è il benvenuto, per ora quello che mi pare di capire è che:

  • la legge sarà valida fino al 31 Dicembre 2013. Cosa accade dopo? Si torna alla tassazione ordinaria presumo. In pratica la legge è un piccolo contentino che suona come “sù, se voi Italians esterofili fate i bravi e tornate da mammà, vi aumentiamo la paghetta settimanale”.
  • cosa ci guadagna un’azienda nell’assumere qualcuno che ha vissuto all’estero? Il tessuto industriale italiano è fatto in prevalenza di piccole e medie imprese a conduzione familiare, e le grandi imprese non credo stessero aspettando questa legge per scegliere chi le gestisce.
  • il terzo è ultimo punto è anche il più interessante. Spulciando la legge nel dettaglio,  si scopre che all’articolo 7 il testo approvato afferma che “Il beneficiario degli incentivi fiscali di cui all’articolo 3, comma 1, decade dal diritto agli stessi se trasferisce nuovamente la propria residenza o il proprio domicilio fuori dell’Italia prima del decorso di cinque anni dalla data della prima fruizione del beneficio. In tal caso si provvede al recupero dei benefıci gia` fruiti, con applicazione delle relative sanzioni e interessi”. Cosa vuol dire? Se si cambia idea prima di cinque anni dall’invito a tornare a casa, lo Stato presenta il conto e bisogna restituire tutte le agevolazioni ricevute.

Io resto a Bucarest, e temo che dovremmo attendere un altro natale per leggere una cartolina per tutti gli Italians del mondo.

Buon Anno a tutti, fra poche ore si parte per la fredda e innevata Polonia.

Verso la Polonia a bordo della Maluch

La foto arriva da qui

Addio Enzo Bearzot

dicembre 22, 2010 Commenti disabilitati

Ieri è morto Enzo Bearzot, l’allenatore dell’Italia campione del mondo di Spagna 82. Io non ricordo molto di Enzo Bearzot, tantomeno ricordo nulla di quel mondiale. L’anagrafe non gioca a mio favore per quel mondiale.
Certo le immagini dell’aereo che torna dalla Spagna con Bearzot che gioca a briscola con Causio, Zoff e Pertini, lo stesso presidente con la sua pipa da mondiale, Spillo Altobelli, l’urlo di gioia di Tardelli e il gol decisivo di Pablito Rossi contro il Brasile sono scene viste in tivù centinaia di volte. Ricordo ancora che crescendo, negli anni successivi al mondiale, la mia prima maglietta da calcio fu proprio la maglietta della nazionale italiana dell’82 con su scritto il numero 16 di Bruno Conti, non me la ricordo molto bene quella maglietta, ma mi ricordo che “pungeva” sulla pelle.
Tornando al Mondiale ormai divenuto parte della nostra tradizione, il gol decisivo di Rossi contro il Brasile rimane uno degli episodi della mia infanzia di cui la mia mamma mi ha parlato per anni: io piccolo e innocente stavo nel passeggino ignaro di quanto stesse accadendo quando l’esultanza improvvisa del mio babbo, le sue grida di gioia al gol di Pablito innescarono nel sottoscritto -all’epoca un bamboccio di poco più di sei mesi – un pianto ininterrotto e isterico.
Ecco, posso dire di aver pianto per l’Italia di Bearzot.

…Addio Vecio…

 

Enzo Bearzot

La foto di Enzo Bearzot è stata presa da qui

Book Bloc

dicembre 15, 2010 Commenti disabilitati

Ci sono tante cose che si potrebbero raccontare su quello che è successo in Italia ieri, ma tante sono anche le fonti di informazione utili per farsi un’idea e provare a capire l’accaduto. Per questo motivo non voglio riempire la rete con altri commenti, ma semplicemente riportare un aspetto della protesta di ieri che è forse passato in parte inosservato: i Book Bloc. Vi rimando al loro sito per maggiori informazioni, e vi augro la buona notte con una foto della protesta di Roma di ieri. La foto arriva dal loro sito, nel caso ci fosse stato bisogno di specificarlo:

Per concludere è giusto ricordare che dietro l’idea dei Book Bloc ci sia il Wu Ming, un collettivo di scrittori che ha riassunto nella seguente maniera l’iniziativa di ieri:

Shall we summarize? […]
Our world is infected by the plague (Decameron).
The plague is the atomization of social relationships (The Naked Sun)
Those who refuse this state of things are often prey to an obsession that cripples their initiatives (Moby Dick), that is to say: the obsession with “Him,” Silvio the Malignant Whale, this «berluscocentrism» affecting the public discourse.
This obsession becomes an ideological barrier and causes us to attack windmills that are put in front of us as baits (Don Quixote).
The risk is to be mesmerized by the scene of an outraged, sex-addicted, ever-carousing power (Satyricon).
We will avoid such risk only if we find a new story, a narrative of ourselves that will break into this world as a real scandal (Tropic of cancer), as opposed to all the fake scandals we see in the media. The emergence of a new, unified, conflict-bearing subjectivity would be the only truly intolerable scandal. «For it must needs be that scandals come», says the old maxim [Matthew, 18,7].
Hence the problem of organization (What Is to be done?) And, perhaps, the need to re-read Lenin, rejecting what is to be rejected, revamping what can be revamped.
Of course, today the process of organization can no longer aim at building the party of the proletariat as in the 20th century: organization must take into account the enemy’s superior mobility, it must make us able to fight in an ever-changing situation, a scenario of constant deterritorialization (A Thousand Plateaux).
However, without a narrative, without stories to be told in the night around the campfire, any guerrilla warfare in the desert is doomed to failure. And so we return to the first book, the Decameron: it is thanks to the stories we tell one another that we can prevent the spreading of the plague […]
Well, Q is the only book in the “Book Bloc” whose authors are still living. Should they have chosen only dead writers? We might say that Q represents the “here and now” of the struggle, the need to act now.»

Disclaimer: special thanks to Lazar for the link to the Book Bloc

150 anni buttati nel gabinetto

dicembre 13, 2010 7 commenti

No, ma dico alla Rai cosa gli è successo? Meno male che non ci sono più i dialetti sembrano dire le pubblicità per i centocinquanta anni dell’unità d’Italia. Come se adesso ci capissimo senza problemi, e andassimo tutti d’amore e d’accordo solo perchè si parla (quasi) la stessa lingua – anche se sono dell’idea che uno di Trieste, ma anche uno di Cuneo, con la mia nonna non è che comunicherebbero poi più di tanto.

Insomma, fatto sta che la Rai ha fatto la bellissima pensata di celebrare l’unità buttando tutto quello che è il patrimonio dei dialetti nel gabinetto. Ma senza dialetti, Aldo, Giovanni e Giacomo come avrebbero mai potuto parlare della cadrega? E chi mai avrebbe colto l’ilarità di Massimo Troisi nei suoi dialoghi con Lello Arena nei panni dell’arcangelo Gabriele? E la poesia dei versi in genovese di De Andrè, la comicità dell’allenatore nel pallone di Lino Banfi, il cuore con cui Venditti canta Roma, la pungente milanesità di Giorgio Gaber, la malafemmena di Totò cantata da Roberto Murolo o da James Senese, il pathos dei pupi siciliani. E ancora, dove andrebbe a finire il fascino della lontana Sardegna senza il suo dialetto? O cosa accadrebbe al “Mandi“, saluto friulano?

E non voglio dimenticare Gipo Farassino, Raul Casadei, i neomelodici napoletani e Leone di Lernia, perchè anche loro sono parte dei nostri dialetti, e  tutti loro almeno una volta ci avranno strappato un sorriso.

Di tutto questo, ecco cosa ne ha fatto la Rai in pochi secondi – altro che teatro dell’assurdo – piuttosto un teatrino vicino al baratro:

Vodpod videos no longer available.

Cappuccino please!

novembre 28, 2010 4 commenti

Si lo so, leggendo il titolo di questo post avrete pensato: ma sentilo un po’ questo italiano che vive all’estero, con tutti i suoi stereotipi. Di cosa mai si metterà a parlare oggi? di come il cappuccino non lo sanno fare all’estero, di come in Italia si mangia meglio, della Critica alla Ragion Pura del Cappuccino dopo le 11 del mattino, delle fettuccine Alfredo o degli spaghetti Bologneise.

In effetti un post del genere mi manca, e chissà che mai un giorno leggerete su Piata Unirii di fantomatiche pizze ananas e pepperoni, o di spagueti carbonnara. Il titolo al cappuccino è dovuto al fatto che ho appena finito di fare colazione qui e ora, digerendo su internet, mi piaceva l’idea di menzionare uno dei migliori cappuccini che abbia mai trovato a Bucarest.

Prima di scrivere questo post, ho scritto al mio babbo dicendogli di farsi un giro su Amazon.it che, come molti immagino sapranno, è finalmente giunto in Italia (e ora potrò comprare qualche titolo in italiano e farmelo mandare fin qui).

E allora ho pensato, quali saranno i primi titoli che mi comprerò probabilmente su Amazon.it? Due libri mi sono venuti in mente, Paolo Rumiz e il suo ‘Maschere per un massacro’, libro che tutte le persone interessate all’est Europa dovrebbero per lo meno sfogliare, e il nuovo ‘Terroni’ di Pino Aprile, libro che non ho ancora letto (ho solo sbirciato qualche pagina dal vicino di posto durante il mio ultimo volo in Italia) ma che da buon uomo del sud cresciuto al nord, vorrei tanto leggere.

Per questa mattina è tutto, buona domenica a tutti. E chissà che un giorno anche in Italia non arrivi il wifi…

Quindici Autori

novembre 16, 2010 2 commenti

Un gioco divertente, e interessante leggere poi le risposte degli altri, e scoprire che ci sono alcuni autori che fanno parte della mia educazione, ma che non ho citato. Forse perchè se penso alla parola autori, penso ad autori di romanzi. E allora Gramsci non fa parte di questa categoria, rimane fuori dalle regole. Ma insomma, erano le due del mattino di ieri quando ho ricevuto questa email da un’amica, e ho risposto di getto.

Fatelo anche voi. Non nel senso di aspettare fino alle due del mattino per rispondere, ma di dedicare 15 minuti e pensare a chi sono stati i vostri 15 autori. Usate i criteri che volete, non ci sono regole. Delle mie scelte alcuni sono giovani, alcuni dibattuti, alcuni non tanto famosi, alcuni lo diventeranno in Italia quando tradurranno i loro libri (se l’hanno già fatto chiedo venia), alcuni sconosciuti al di fuori di Torino e della Granda, alcuni non sono proprio dei classici, ma chi se ne importa. Tutti hanno scritto qualcosa che mi ha lasciato un ricordo, un insegnamento, un’esperienza, un modo diverso di guardare al mondo.

The Rules: Don’t take too long to think about it. Fifteen authors (poets included) who’ve influenced you and that will always stick with you. List the first fifteen you can recall in no more than fifteen minutes, and they don’t have to be listed in order of relevance to you. Tag at least fifteen friends, including me, because I’m interested in seeing what authors my friends choose. (To do this, go to your Notes tab on your profile page, paste rules in a new note, cast your fifteen picks, and tag people in the note.)

 

Ivo Andric

Milan Kundera

Franz Kafka

Italo Svevo

Mihail Bulgakov

Pier Paolo Pasolini

Italo Calvino

Jack Kerouac

George Orwell

Ben Mezrich

Mario Cavatore

Nikolay Gogol

Giovanni Verga

Luigi Pirandello

Frederic Beigbeder

 

Buonanotte…