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Posts Tagged ‘twitter’

Un server antipatico

dicembre 21, 2010 Commenti disabilitati

Quando si dice che le nuove tecnologie non vogliono collaborare con noi mortali, cosa può succedere se si esagera con Twitter:

Un Server Antipatico

 

Il wifi che non mi torna

aprile 19, 2010 3 commenti

Il motivo della mia latitanza in rete ultimamente è stato un breve ritorno in Italia. Pochi giorni rivedendo il Bel paese ogni tanto non guastano. Scampato per poco alla cenere vulcanica dell’ormai noto Eyjafjallajökull, sono tornato a Piata Unirii con un pensiero: il wifi che non mi torna.

La totale impossibilità di trovare in Italia una rete wifi gratuita e che funzioni sempre e senza prolemi, è disarmante. Non pretendo parchi e luoghi pubblici in generale, ma perlomeno le sale conferenze e altri luoghi che hanno già di per sè un prezzo da pagare non indifferente per potervi accedere. Non mi fa di fare nomi dei posti a cui mi riferisco perchè sono sicuro che la situazione sia identica nella maggior parte dei luoghi. Dato che come utente già pago per l’utilizzo di quei luoghi, perchè un balzello ulteriore per il wifi? Quasi fosse un valore aggiunto. Dovrebbe in realtà essere una cosa scontata, ma in Italia forse non ci siamo ancora arrivati. Aggiungo: ero a Milano, non l’ultimo paesino dopo Eboli.

Fuori le notti del DopoSalone milanese, con prezzi scandinavi, ed il cosidetto stile italiano, mentre all’interno la totale impossibilità di una connessione wifi.

E poi leggo articoli come questo, e penso proprio che abbiamo perso il treno. Cercavo di interpretare le sensazioni dei protagonisti dell’articolo, una famiglia di americani bloccata a Milano in questi giorni vulcanici, e mi tornavano in mente i miei disagi in Medio Oriente, dove mi sono sentito a volte un analfabeta per non capire alcun tipo di indicazione (tutto scritto in arabo) e per non poter comunicare con nessuno.

E non è solo Bucharest ad avere connessioni wifi gratuite in molti bar, o Belgrado con tutti i suoi parchi serviti dal wifi. La sorpresa fu immensa in Turchia dove non solo Istanbul, ma anche molti posti della provincia, avevano connessione wifi.

Mi sa tanto che il treno del XXI secolo rischiamo seriamente di non prenderlo più…

Miserable failure

aprile 6, 2010 Commenti disabilitati

Qualche giorno fa ho fatto la mia prima lezione di SEO e devo dire che la cosa mi piace. E dato che oggi la @Chiazalea si interrogava su twitter proprio su questa cosa, ho pensato a scrivere questo post. Sarebbe stato difficile spiegarlo in 140 caratteri.

Ma ciancio alle bande! Il mio prof di econometria diceva sempre: “se capite il 10% di quello che spiego, sono contento”. E dato che durante la lezione, io il 10% l’ho superato alla grande, sono faville!

Spieghiamo dunque il titolo del post. Quando la guerra in Iraq scoppiò, la rete definì l’operato dell’amministrazione di Bush figlio come un miserabile fallimento (miserable failure), e non impiegò molto a diffondere il messaggio. Mi spiego con l’aiuto dei miei rudi rudimenti arrugginiti di html. Quello che segue è un link a un sito internet così come si presenta in html.

<a href=”http://www.sito_internet.it” target=”_blank”>miserable failure</a>

Di tutta questa roba, il visitatore vede solo il testo fra >…< e se noi ci scriviamo miserable failure, Google penserà che quella parola sia da associare al sito presente nel link. Dunque, se il sito nel link è la pagina personale del Presidente Bush alla Casa Bianca, Google indicizzerà la ricerca miserable failure con il sito del Presidente. Se sono grandi influencers o blogger con molti lettori a fare questo giochino, capite che cosa accadrà! La ricerca di miserable failure darà il sito del presidente come uno dei primi risultati.

Il trucco può funzionare per qualsiasi tipo di ricerca. @Chiazalea, spero possa aiutare.

Qualche idea su che sito potrebbe essere associato a miserabile fallimento in italia?

We are the world for Polverini

marzo 17, 2010 Commenti disabilitati

Lo sappiamo che forse questo post non rientra propriamente negli argomenti trattati da questo blog, se non trasversalmente. L’avverbio significa che la politca poi alla fine non è tanto diversa qui da lì, ovvero in Romania e in Italia. Avreste dovuto assistere al dibattito per le elezioni che ci sono state qui a Dicembre. Peccato essersi persi “Portu da Portu” con Brunul Vesposki (conduttore rumeno di origini moldave), oppure non aver potuto seguire i dibattiti di Ballarù, con le introduzioni di Mauritianu Crozzu*.

Infatti anche qui hanno le veline in politica, come Elena Basescu, figlia del presidente in carica Trajan Basescu, nonchè parlamentare europeo,

Ma insomma, non è di questo che il seguente post vuole parlare. Ma dato che alla fine tutto il mondo è paese, e tutta la politica è barzelletta, vogliamo ringraziare La Sora Cesira per questi due super stupendi video che hanno montato per la nostrana Polverini, che non sarà bella come la Basescu, ma almeno sa affrontare la campagna elettorale come nessun altro.

Sappiamo che la battuta è scontata, ma per l’appello finale non possiamo esimerci dal dire: Cara Polverini, come te ce ne vorrebbero a Milioni!

Buona visione!

Ah, ma la Polverini non era quella a cui avevano bloccato diversi profili Twitter per strane attività?

* Tutti i nomi di programmi e conduttori della televisione rumena sono fruttto dell’immaginazione malata di chi scrive questo blog.

Per la cronaca, aggiungiamo anche una foto della sopracitata Elena Basescu. Chissa come andrebbe un faccia a faccia fra lei e la Poverini…

Elena Basescu

Something is technically wrong

marzo 14, 2010 Commenti disabilitati

Ovvero Twitter non funziona

Eh, eh…domenica mattina anche per Twitter!

Sulla rete già girano un po’ di post al riguardo. L’accesso a Twitter è negato da circa una mezz’ora, ma funzionano i programmi esterni che collegano a Twitter (tweetme e supponiamo anche altri).

Andiamo al parco adesso, da li non si twitta per un po’. Se qualcuno avesse degli aggiornamenti a riguardo, please don’t hesitate to let us know 🙂

Sabato sera: momento di interazione sociale

marzo 13, 2010 3 commenti

Dato che il sabato sera è notoriamente il momento d’interazione sociale per antonomasia, questo blog si accinge a mollare la tastiera e il social media della rete, per il sociale inteso come socializzazione.

L’idea di questo post è venuta alla mente oggi quando, sotto il gelido sole di marzo, questo blog passeggiava vicino all’università . La coppia di anziani nella foto qui sotto precedeva spedita.

E questo blog ha pensato “chissà se queste simpatiche persone leggeranno mai piataunirii”. Forse mai, e non solo per questioni linguistiche. Forse mai perchè ignorano cosa sia un blog, probabilmente hanno poca dimestichezza con il computer, e tantomeno con internet. Oppure questo blog si sbaglia, e la simpatica coppia è esperta di html e css come pochi. Il punto è un altro: a volte troppo social media fa dimenticare la vita sociale. Fa dimenticare

i colori del cielo a primavera,

gli odori della natura,

il fetore della città,

il vento che ti taglia in volto,

la calca in metropolitana,

le code al supermercato,

le panchine dei parchi,

gli schiamazzi dei bambini,

le cacche dei cani,

gli anziani a passeggio mano nella mano,

belle fanciulle che passeggiano per la strada,

i venditori ambulanti,

il carretto dei gelati,

un pallone che rotola e i bambini che lo inseguono,

Questo blog vi augura un buon sabato sera, uscite, non state in casa, non usate internet per questa sera

Un trojan si intrufola nelle ricerche più popolari su Twitter

marzo 10, 2010 Commenti disabilitati

Si dice che di solito non si dovrebbe mischiare il lavoro con il non-lavoro, ma dato che la notizia qui di seguito pare abbastanza importante per questo blog, è stato deciso di riportarla interamente, senza però dimenticare di citare la fonte, che sarebbe questa.

Questo pezzo riguarda i rischi legati ai link accorciati e questo blog ha deciso di riportarlo interamente.

Le URL accorciate su Twitter potrebbero aprire la strada ad un Trojan, anche quando provengono da ricerche innocenti. La cosa interessante di questo meccanismo di malware dilagante è che prende di mira gli utenti di Twitter che fanno una specifica domanda all’interno della propria community: fra le varie risposte che ricevono, ci potrebbero esserci link a siti infetti. Prendiamo per esempio una semplice domanda: “Dove posso trovare un buon dizionario italiano?” La risposta è facilmente ritrovabile su internet. Il problema è che potrebbe portare con sé una minaccia invisibile per il computer della vittima: il Trojan.Downloader.JS.Twetti.

Questo particolare malware fa affidamento su di una API (Application Programming Interface) grazie alla quale raccoglie dati rispetto a gli argomenti di discussione più comuni su Twitter. I cybercriminali registrano domini con nomi collegati a questi argomenti popolari e creano dei meccanismi di re-indirizzamento verso questi domini. É proprio in questi domini che si trova la parte più importante del Trojan (un eseguibile o un file che sfrutta i PDF).

Quando gli utenti di twitter fanno una domanda su di un determinato argomento, i nomi dei siti infetti appariranno fra le tante risposte generate, e si diffonderanno per tutta la comunità Twitter. Appena l’utente Twitter accede al link dannoso, egli sarà reindirizzato al dominio infetto, dando inavvertitamente il benvenuto al Trojan sul proprio computer.

In altre parole, Trojan.Downloader.JS.Twetti crea delle esche personalizzate, basate sulla conoscenza acquisita grazie alle informazioni raccolte attraverso le ricerche più popolari degli utenti di Twitter. E’necessario sottolineare due aspetti molto importanti del meccanismo: i link dannosi sono creati al momento, basati sui risultati di Twitter e senza alcun segno apparente di infezione in corso. In secondo luogo gli utenti non sapranno mai cosa li ha colpiti. Questo, ovviamente, se il loro computer non è propriamente protetto.

Insomma, siamo consapevoli di cosa possa essere il fenomeno twitter ma allo stesso tempo non dimentichiamoci dei rischi legati a URLs dalla destinazione sconosciuta.

I risultati di Twitter, Google e Wikipedia nella stessa pagina

marzo 2, 2010 Commenti disabilitati

Giocando un po’ con Mozilla, sono riuscito a mettere assieme nella stessa pagina i risultati che si ottengono con Twitter, Google e Wikipedia. Vediamo come fare:

1) Il primo passo è aggiungere twitter alla propria pagina di risultati Google. Bisogna prima installare greasemonkey. Dopodichè riavviare Mozilla e cliccare su userscripts.org e cliccare il pulsante verde Install in altro a destra. Dopo aver terminato questa seconda installazione, tutte le ricerche, partendo sempre dalla pagina di google, daranno risultati combinati con Twitter e Google.

2) Una volta terminato il punto uno, è possibile aggiungere la vecchia e care zia Wiki alle ricerche attraverso l’istallazione dell’ add-on Googlepedia, ora alla versione 0.6.1

3) Per avere un’idea di come diventa pagina di Google una volta installati tutte queste componenti, guarda la foto qui sotto.

Il vero potere della rete!


Questo tipo di ricerca combinata può veramente darti una chiara idea di cosa accada nella rete! Bello no?

Il web 2.0 e mezzo

febbraio 25, 2010 Commenti disabilitati

Dato che la rete è libera, mi permetto di scrivere questo post che altro non è che il mio inutile commento a questo scritto. Spero che l’autrice non se ne voglia.

Premetto che a me piace, e che condivido i principi, le idee e le speranze che questo “Manifesto: Social, ergo sum” vuole presentare. Però, perchè c’è sempre un però, ci sono dei punti che mi lasciano perplesso. Il titolo per esempio. Ho chiesto a Zia Wiki, la quale mi ha detto che un Manifesto è una dichiarazione pubblica (in genere espressa in forma di opera letteraria o lettera aperta) che definisce ed espone i principi e gli obiettivi di un movimento o di una corrente politica, religiosa o artistica e di coloro che decidono di aderirvi. Ora, va bene che il mio credo nella rete è superiore a quello in qualsiasi movimento politico, religioso o artistico, ma purtroppo io non capisco quali siano gli obiettivi di questo manifesto 2.0. Non mi dispiacerebbe definirli, dei veri e propri obiettivi. Quale è l’obiettivo di essere sulla rete? Condividere, ma a che fine? Cosa vogliamo ottenere con la e-democracy? Domande con cui si potrebbero riempire decine di tavole rotonde.

Ma torniamo agli ormai istituzionalizzati social media, come ci insegna l’amministrazione statunitense. Vorrei che qualcuno mi spiegasse la necessità di quella che il manifesto definisce una sharing linked economy. Nel senso, ma se io non ho nulla da condividere perchè la mia vita è vuota e piatta, o perchè semplicemente non avverto il bisogno di mettere in rete le foto dei miei nipotini, non rischio di essere vittima delle pressioni sociali di chi mi sta accanto? “Ma come, non sei su Facebook?” Sfido a trovare qualcuno che non abbia mai sentito questa domanda. Questo è solo un aspetto dell’avanzata dei social media, e non voglio sminuire l’importanza che questi hanno iniziato a ricoprire in eventi internazionali come le elezioni in Iran, o la trincea virtuale citata nel Manifesto.

Forse è questo che il Manifesto intende quando parla di e-democracy, un sogno che condivido ma che temo possa incontrare molti ostacoli. Mi fa tornare alla mente “Economia all’idrogeno” di Jeremy Rifkin, un libro letto anni fa. Rifkin sosteneva che un giorno saremmo tutti stati in grado di produrre energia in casa, grazie all’idrogeno. Attraverso quella che lui definiva “Worldwide Energy Web”, avremmo eliminato le difficoltà dell’approvvigionamento energetico, raggiungendo la libertà. Internet a volte mi da la stessa impressione: un fortissimo potenziale di libertà sotto il costante rischio di essere castrato da chi non vuole cambiare lo status quo.

Ma non voglio allontanarmi dal mondo della rete. Internet for Peace 2010 mi piace tantissimo, una bellissima idea. Tuttavia, in un Manifesto di due cartelle A4, trovo la sua presenza ingombrante, se messa accanto alla magnificazione dei profili social. Sarò ripetitivo ma perchè dovrei avere tutti questi profili social, se ho pure il doppio mento e manco il mio profilo normale mi piace tanto? Sottovalutare i pericoli del profilo social è un rischio. Sarà una deformazione professionale ma a me problemi come il furto di identità in rete non paiono una cosa da sottovalutare. Può darsi che qui sia io a sbagliare, o a essere di parte. Cosa posso dire è che il dentro o fuori di “O sei social o non sei” mi pare un’affermazione forte, o perlomeno un po’ avanguardista.

Un ultimo appunto, e poi la smetto. Negli Stati Uniti, un ragazzino di 11 anni ha creato un’applicazione per iPhone, da noi il Manifesto del Web 2.0 usa termini come “heideggeriana” e “Gnòthi sautòn”. Quello che voglio dire è che a volte ho l’impressione che siamo ancora così lontani dal capire cosa sia la libertà della rete.

Ma come ho detto all’inizio, questa è solo la mia opinione, il mio modo di intendere la libertà della rete, del web 2.0, e mezzo.

Ogni commento è il benvenuto.

A lezione di social media

febbraio 17, 2010 Commenti disabilitati

Come sempre mi trovo a scrivere sul blog quando è tardi e dovrei già essere a dormire. Questa settimana sono a San Francisco per lavoro. Lo so, la cosa suona bene, di quelle da farsi belli con gli amici e mandare loro foto da commentare poi tutti assieme. In realtà c’è molto da lavorare e lo spazio per lo svago è limitato.

Ma cosa sto facendo qui? Beh, insomma si tratta di una settimana di formazione dove molto spazio è dedicato ai social media e alla comunicazione 2.0, o 2.0 e mezzo come mi piace definirla. Oggi ci sono stati presentati una serie di casi di successo dell’uso di twitter, come strumento che unisce la comunicazione ufficiale alla visibilità del marchio.

Inizio quindi riportando il primo di questi casi. Si tratta di @cremebruleecart, un profilo che si descrive come “bringing creme brulee to the people”, ovvero “il portatore di creme brulee alla gente”. Che senza pensarci troppo, a me fa venire in mente Yunus, ma questa è un’altra storia.

Insomma, la storia è la seguente: questo cremebruleecart era una delle tante vittime della crisi economica che nata negli Stati Uniti, non è ancora finita qui da noi. Dato che dall’altra parte dell’oceano le cose funzionano diversamente e chi perde il lavoro non sciopera o sale su una torre ma si reinventa in qualcos’altro. A scanso di equivoci, a me la cosa non fa impazzire e io mi forse mi arrampicherei su una torre a fare sciopero se perdessi il lavoro. Ma il fatto è che quando sei a contatto tutti i giorni con la mentalità nordamericana, capisci tante cose che forse prima ti sfuggivano. E capisci il loro approccio al mondo del lavoro, che a me continua a non piacere, ma che rispetto. Detto questo, torno alla creme brulee. Insomma, questo tipo, di cui mi sfugge il nome, perse tutto con la crisi finanziaria e si fermò per un momento a riflettere su cosa sapeva fare, oltre alla professione di broker, che forse poi tanto bene non gli riusciva. E decise che vendere creme brulee porta a porta in quel di San Francisco sarebbe stata la sua alternativa per sbarcare il salario. Evito tutti i commenti di natura sociale sul fatto di trasformarsi da ometto in giacca e cravatta a venditore porta a porta (succederebbe mai da noi?), il successo si basa su due elementi.

1) L’idea innovativa: farsi pubblicità su Twitter al momento giusto con un’idea giusta. Nel senso: possiamo scrivere libri su come utilizzare i social media, ma se poi non abbiamo nulla di intelligente da raccontare, allora finisce li.

2) I contatti: appena si crea un profilo su twitter, sulla colonna di destra il numero di followers e following è pari a ZERO, numero disarmante che è difficile da far crescere alle cifre di creme brulee (più di 10,000 followers mentre scrivo). E per cominciare, oltre al punto 1), serve comunque anche qualcuno che un aiuto lo dia a generare quell’effetto virale che tanto piace agli amanti dei social media.

Insomma, questo è quanto ho imparato oggi 🙂

Buona notte a tutti